Fabio Di Lorenzi: "Venticinque anni fa, l'uccisione di Giovanni Falcone. Una sconfitta per la democrazia su cui riflettere".

 

"Venticinque anni fa, a Capaci, un attacco di guerra messo a punto dalla mafia uccise il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani. Il 23 maggio del 1992 fu un giorno terribile per l'Italia, un giorno triste per chi crede nella legalità e per chi ha sete democrazia. Quella data rappresenta un punto di non ritorno per il nostro Paese, una data su cui tutti, politici in primis, devono riflettere. La debolezza dello Stato, a Capaci, quel giorno di maggio di venticinque anni fa, si avvertì, infatti, forte più del boato del tritolo che mandò in aria i corpi di quei servitori dello Stato a cui lo Stato deve tanto". È quanto afferma Fabio Di Lorenzi, Sindaco di Rignano Flaminio, in occasione della commemorazione della strage di Capaci del 23 maggio 1992.  
"Resta - continua Di Lorenzi - il ricordo di una vita, quella di Giovanni Falcone, spesa, in molte circostanze, purtroppo, in perfetta solitudine, a combattere la mafia. Rimane la memoria di un uomo che le nuove generazioni dovrebbero conoscere meglio e di più per rafforzare il loro desiderio di libertà, per irrobustire il loro coraggio, per fortificare la loro sete di giustizia, in una sola parola, per temprare se stessi alla vita".
"Personalmente, a figure come Giovanni Falcone
- precisa il Sindaco - devo tanto in termini di conoscenza e di formazione. Devo tanto perché il suo esempio, che è coraggio, determinazione e impegno, fa parte del bagaglio civile di chi, in ogni ambito e per quel che può, è sempre più ideale modello di vita. A lui, oggi, in qualità di Sindaco di una Comunità che alla criminalità ha saputo requisire spazi di libertà, va il mio pensiero in questa giornata di commemorazione in cui pensare e ragionare diventa imperativo categorico".   

Ultima Modifica: 23/05/2017