Anche quest’anno
il nostro Comune ha deciso di partecipare al mese di prevenzione per la
diagnosi precoce del tumore della mammella. Abbiamo illuminato di rosa i nostri
monumenti più rappresentativi (l’edificio comunale, il monumento ai caduti e la Rocca dei Savelli) ed
abbiamo organizzato un convegno rivolto a tutta la cittadinanza che si svolgerà
il 24 ottobre alle ore 18 presso il Teatro Paladino. Inoltre il “ pulmino della
ASL “effettuerà gratuitamente mammografie alle donne tra i 50 e i 69 anni , di
fronte alla Sala Consiliare, dal 22 ottobre al 9 novembre.
Parliamo ora
di tumore della mammella
Cos'è?
Il seno è costituito da un insieme di ghiandole
e tessuto adiposo ed è posto tra la pelle e la parete del torace.
In realtà non è una ghiandola sola, ma un insieme di
strutture ghiandolari, chiamate lobuli, unite tra loro a formare un lobo. In un seno vi sono
da 15 a
20 lobi. Il latte giunge al capezzolo dai lobuli attraverso piccoli tubi
chiamati dotti galattofori (o lattiferi).
Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è
individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di
alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne.
Ciò significa che hanno
la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti
circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo. In teoria si
possono formare tumori da tutti i tipi di tessuti del seno, ma i più frequenti nascono
dalle cellule ghiandolari (dai lobuli) o da quelle che formano la parete dei
dotti.
Il tumore al seno colpisce 1 donna su 8 nell'arco della
vita. È il tumore più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 29
per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne.
È la prima causa
di mortalità per tumore nelle donne, con un tasso di mortalità del 17
per cento di tutti i decessi per causa oncologica del sesso femminile.
Sintomi
In genere le forme iniziali di tumore del seno non provocano
dolore. Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha
dimostrato che solo lo 0,4 per cento di esse aveva
una lesione maligna, mentre nel 12,3 per cento erano presenti lesioni
benigne (come le cisti) e nel resto dei casi non vi era alcuna
lesione.
Il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni
degli ormoni durante il ciclo.
Da cercare, invece, sono gli eventuali noduli palpabili o
addirittura visibili, anche se in genere questi sono segni di una forma
tumorale già avanzata e non di una forma identificata in fase precoce, quando è
più facile da curare. La metà dei casi di tumore del seno si presenta nel
quadrante superiore esterno della mammella.
Importante segnalare al medico anche alterazioni del capezzolo (in
fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il
più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia
d'arancia localizzato) o della forma del seno.
La maggior parte dei
tumori del seno, però, non dà segno di sé e si vede solo con
la mammografia (nella donna giovane, tra i 30 e i 45 anni, con
l'aiuto anche dell'ecografia).
Diagnosi
Il cancro del seno viene diagnosticato con la mammografia e l'ecografia mammaria: la scelta di quale dei
due esami utilizzare dipende dall'età, anche se nella maggior parte dei casi si
utilizzano entrambi. In alcuni casi specifici (per esempio di fronte a mammelle
molto dense o a lesioni difficili da classificare) è possibile ricorrere anche
alla risonanza magnetica.
L'eventuale identificazione di noduli o formazioni sospette
porta in genere il medico a consigliare una biopsia, che può essere eseguita
direttamente in sala operatoria o in ambulatorio con un prelievo mediante
un ago inserito nel nodulo che consente un esame citologico o microistologico. Nel primo caso (esame
citologico) si esaminano le cellule, nel secondo (microistologico)
il tessuto: questi esami consentono sia di stabilire la natura della
malattia, sia, con la microistologia, di valutarne le caratteristiche
biologiche.
Una particolare forma di
biopsia è la cosiddetta biopsia liquida o lavaggio dei dotti. Consiste
nell'introduzione di liquido nei dotti galattofori attraverso i forellini
presenti sul capezzolo. Il liquido raccolto dopo questo "lavaggio"
contiene alcune cellule della parete dei dotti stessi che possono essere
studiate al microscopio alla ricerca di eventuali atipie. In questo modo è
possibile valutare la presenza di cellule atipiche in un'area della mammella
più ampia di quella che si riesce a coprire con la biopsia classica.
Come si cura
Quasi tutte le donne con un tumore del seno, indipendentemente dallo
stadio, subiscono un intervento chirurgico per rimuovere i
tessuti malati.
Nei casi in cui ciò è possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, cioè si salva il seno,
ma si asporta tutta la parte in cui si trova la lesione. Questa tecnica è
chiamata anche quadrantectomia (o
ampia resezione mammaria) e consiste nella asportazione
del tessuto mammario che circoscrive la neoplasia. Deve essere
seguita da una radioterapia, che ha lo scopo di proteggere la
restante ghiandola mammaria sia dal rischio
di recidiva locale sia dalla comparsa di una nuova neoplasia
mammaria.
Durante l'intervento il chirurgo può anche procedere ad asportare
i linfonodi dell'ascella. Per sapere se questi sono coinvolti si usa
la tecnica del linfonodo sentinella, cioè si identifica il linfonodo che drena la linfa
dall'area dove è situato il tumore. Se all'analisi al microscopio
il linfonodo sentinella risulta privo di cellule tumorali o ne
presenta un piccolissimo aggregato (micro metastasi), non si toccano gli
altri, altrimenti si procede allo svuotamento del cavo ascellare, cioè alla
rimozione di tutti i linfonodi ascellari.
Talvolta è necessario asportare più di un quadrante di seno: in questo
caso si parla di mastectomia parziale o segmentale e anch'essa viene fatta seguire dalla radioterapia. Nelle forme iniziali di
cancro (stadio I e II), la quadrantectomia seguita da radioterapia è
altrettanto efficace dell'asportazione del seno. La maggior parte delle
pazienti con neoplasia intraepiteliale segue lo stesso percorso.
Forme più avanzate di cancro vengono trattate con l'asportazione
dell'intero seno, secondo una tecnica chiamata mastectomia radicale modificata,
che prevede l'asportazione della ghiandola, del linfonodo sentinella e/o di
tutti i linfonodi sotto l'ascella, raramente di parte o di tutto il muscolo
pettorale e spesso anche della pelle sovrastante. In molti casi oggi è
possibile salvare il capezzolo e gran parte della cute con la tecnica della
mastectomia che conserva il complesso areola e capezzolo (nipple sparing mastectomy). La
zona areolare viene protetta con una dose di radioterapia mirata che può essere
erogata direttamente in sala operatoria nei giorni successivi.
Sia con la chirurgia conservativa e sia nel caso di mastectomia si
procede alla ricostruzione del seno: in rari casi, se la donna deve
sottoporsi a radioterapia, si tende ad aspettare la fine della terapia, che può
interferire con la cicatrizzazione, altrimenti si procede alla plastica del
seno nel corso dell'intervento stesso.
Dopo l'intervento chirurgico un'accurata valutazione istologica e
biologica è la base per definire le terapie mediche precauzionali per ridurre
al minimo il rischio che la malattia possa colpire altri organi (metastasi a
distanza).
Per questa ragione alla maggior parte delle pazienti viene proposta una
terapia con farmaci anticancro.
La chemioterapia è utile, ma non sempre è necessaria e va prescritta dopo
una valutazione personalizzata di ogni caso. Si prescrive anche nelle forme
iniziali (stadio I e II) a scopo precauzionale e il guadagno, in termini di
anni di sopravvivenza, è maggiore rispetto alle forme di tumore più
avanzato. Negli ultimi anni si è diffuso anche l'uso della chemioterapia neoadiuvante, ovvero somministrata
prima dell'intervento per ridurre la dimensione e l'aggressività del tumore.
La radioterapia dura pochi minuti e va ripetuta per cinque giorni la
settimana, fino a cinque-sei settimane di seguito. In genere il trattamento
radioterapico può essere combinato all'uso di farmaci.
Quando un tumore del seno viene asportato, viene mandato
in laboratorio per studiare le caratteristiche biologiche, in particolare lo
stato dei recettori, per gli estrogeni e per il progesterone, due degli ormoni femminili.Le
pazienti il cui tumore è positivo per i recettori degli estrogeni possono utilizzare
farmaci che bloccano gli estrogeni come il tamoxifene, che viene
prescritto in pillole per cinque anni dopo l'intervento. Nelle donne in età
fertile questo farmaco viene spesso associato ad un inibitore LH-RH analogo che
induce una menopausa temporanea.
Vengono utilizzati anche
altri farmaci con la stessa funzione, chiamati inibitori delle aromatasi, per ora riservati
alle donne che sono già in menopausa. Il tumore viene esaminato dall'anatomopatologo anche
per individuare la presenza di
un recettorechiamato HER-2/neu. Se questo è presente in modo
significativo è maggiore il rischio di incorrere in una ricaduta. Per questa
ragione si propone, da qualche anno, alle donne positive per questo esame, di
prendere un farmaco biologicochiamato trastuzumab, una sostanza che blocca i recettori e
impedisce al tumore di crescere. Altri farmaci biologici sono allo studio.
Chi è a rischio
Vi sono diversi fattori di rischio per il cancro al seno,
anche se solo alcuni di essi sono prevenibili.
L'età : più del 75 per cento dei casi di tumore del seno colpisce donne
sopra i 50 anni.
La familiarità : circa il 5-7 per cento delle donne con tumore al seno ha più di
un familiare stretto malato (soprattutto nei casi giovanili).
Vi sono anche alcuni geni che predispongono a questo tipo di tumore:
sono il BRCA1 e il BRCA2. Le mutazioni di questi geni sono responsabili del 50 per
cento circa delle forme ereditarie di cancro del seno e dell'ovaio.
Gli ormoni: svariati studi hanno dimostrato che un uso eccessivo
di estrogeni (gli ormoni femminili per eccellenza) facilitano la
comparsa del cancro al seno. Per questo tutti i fattori che ne aumentano la
presenza hanno un effetto negativo e viceversa (per esempio, le gravidanze, che
riducono la produzione degli estrogeni da parte dell'organismo, hanno un
effetto protettivo).
Le alterazioni del seno, le cisti e i
fibroadenomi che si possono rilevare con un esame del seno non aumentano il
rischio di cancro. Sono invece da tenere sotto controllo i seni che alle prime
mammografie dimostrano un tessuto molto denso o addirittura una forma
benigna di crescita cellulare chiamata iperplasia del seno.
Anche l'obesità e il fumo hanno effetti negativi.
Prevenzione
È possibile ridurre il proprio rischio di
ammalarsi con un comportamento attento e con pochi esami di controllo elencati
più sotto. È bene fare esercizio
fisico e alimentarsi con pochi
grassi e molti vegetali (frutta e verdura, in
particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori).
Anche allattare
i figli aiuta a combattere il tumore del
seno, perché l'allattamento consente alla cellula del seno di completare
la sua maturazione e quindi di essere più resistente a eventuali trasformazioni
neoplastiche.
La mammografia è
il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. Le Linee guida del Ministero della
salute suggeriscono di eseguire una mammografia ogni
2 anni, dai 50 ai 69 anni di età, ma la cadenza può variare a seconda delle
considerazioni del medico sulla storia personale di ogni donna. Nelle donne che
hanno avuto una madre o una sorella malata in genere si comincia prima, verso i
40-45 anni. In anni recenti la discussione sulla utilità della mammografia (che
individua molti tumori, come i carcinomi duttali in situ, che non avrebbero
probabilmente bisogno di trattamenti aggressivi) ha portato molti medici a
considerare la possibilità di suggerire età di esordio e frequenza della
mammografia sulla base delle caratteristiche della singola paziente piuttosto
che sulla base di linee guida e screening uguali per tutte.
L'ecografia è
un esame molto utile per esaminare il seno giovane, dato che in questo caso la
mammografia non è adatta. Si consiglia di farvi ricorso, su suggerimento del
medico, in caso di comparsa di noduli.
La risonanza
magnetica viene riservata ai seni molto densi
o ai dubbi diagnostici, sebbene possa essere di grande aiuto in casi specifici.
La visita:
è buona abitudine fare una visita del seno presso un ginecologo o un medico esperto
almeno una volta l'anno, indipendentemente dall'età.
L'autopalpazione:
è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali
trasformazioni del proprio seno. La sua efficacia in termini di screening è
però molto bassa: questo significa che costituisce un di più rispetto alla sola
visita e alla mammografia a partire dall'età consigliata, ma non può
sostituirle.
I test
genetici per la ricerca dei geni BRCA1 e 2,
responsabili di alcune forme ereditarie di cancro del seno, sono strumenti di
prevenzione utili in situazioni particolari, in cui lo studio della genealogia
di una persona evidenzia specifiche caratteristiche di trasmissione della
malattia. Prima di sottoporsi ai test genetici è necessario rivolgersi a un
genetista esperto che confermerà o smentirà l'utilità dell'esame. In caso di
positività è possibile rafforzare le misure di controllo con mammografie ed
ecografie molto ravvicinate per identificare il tumore in una fase precoce
qualora dovesse presentarsi oppure è possibile ricorrere, in caso molto
particolari, alla ovariectomia e/o mammografia preventiva.
La dieta preventiva:
Diversi
studi scientifici hanno dimostrato l'utilità di una dieta particolare nella
prevenzione delle ricadute del cancro del seno in donne già colpite. Ora si sta
valutando l'utilità della stessa dieta nella prevenzione primaria, ovvero in
chi non ha ancora sviluppato la malattia. Alla base di questa alimentazione c'è
un apporto elevato di fitoestrogeni (ormoni vegetali simili
agli estrogenifemminili che sono contenuti principalmente nella soia e nei
suoi derivati, ma anche nelle alghe, nei semi di lino, nel cavolo, nei legumi,
nei frutti di bosco, nei cereali integrali). Inoltre vanno limitati gli
zuccheri raffinati, che hanno l'effetto di innalzare l'insulina nel sangue e
quindi di indurre il diabete, a favore di zuccheri grezzi e di amidi.
Ancora: si consiglia di consumare molte crucifere (rape, senape, rucola,
cavolfiore, cavolini di Bruxelles, ravanelli, cavolo) perché agiscono in modo
positivo nei confronti del metabolismo degli ormoni.
Infine è bene privilegiare il pesce rispetto alle altre proteine animali,
accompagnato da grandi quantità di fibre (attraverso il consumo di frutta,
cereali, verdura, legumi). Da limitare l'apporto di latticini e uova, tenendo
però d'occhio la quantità totale di calcio per prevenire l'osteoporosi.